domenica 19 dicembre 2010

COMUNICATO STAMPA 19/12/2010: ANAGRAFE PUBBLICA DEGLI ELETTI: “LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA TRASPARENZA”.

Sfruttare le nuove tecnologie per iniziare un cammino nel segno della trasparenza per il Comune di Policoro, attraverso l’ Anagrafe pubblica degli eletti: è questa la proposta di noi Giovani Democratici.

Questa proposta ha lo scopo di valorizzare la partecipazione e il controllo, da parte dei cittadini, sull’attività Comunale.
Si tratta di mettere in rete, a disposizione dei cittadini-elettori, l’operato del Sindaco, della giunta e dei consiglieri comunali.
Un modo trasparente per garantire al singolo cittadino di accedere alla documentazione necessaria per verificare le scelte degli eletti e assicurare un voto consapevole.
Il Comune dovrebbe tra l’altro inserire sul web il bilancio interno, le presenze e il comportamento di voto degli eletti, gli atti presentati in tutte le articolazioni, il loro iter e la conclusione.
A sua volta, ciascun eletto dovrebbe pubblicare anche la dichiarazione dei finanziamenti ricevuti, dei doni e dei benefici, il registro completo delle spese (sue e del suo staff), il quadro delle presenze ai lavori e i voti espressi sugli atti adottati dal Consiglio Comunale.

“L’Anagrafe pubblica degli eletti è già legge regionale in Basilicata, votata ad’unanimità, penso che questa nostra proposta può essere tranquillamente assunta dal consiglio comunale policorese, spiega il segretario Gd Roberto De Giorgio - che grazie alla rivoluzione digitale e Internet, permette di recuperare il rapporto diretto tra elettori ed eletti, seguendo il principio che il controllo è l’essenza stessa della democrazia”.

“Sarà mia premura portare in consiglio comunale la proposta dei giovani del nostro partito, - dichiara il Segretario Cittadino del PD Bice Di Brizio - e trovare la più ampia convergenza su questa proposta “trasversale”.
Questo strumento è utile a tutti, pone l’eletto sotto la lente dell’elettore, in modo che questo possa conoscerlo, seguirlo nella sua attività politica, monitorare le sue scelte”

Ufficio Stampa
Giovani Democratici Policoro


giovedì 9 dicembre 2010

PD: SEGRETARIO BASILICATA, 11/12 A ROMA OLTRE DUEMILA LUCANI, oltre 500 gd

PD: SEGRETARIO BASILICATA, 11/12 A ROMA OLTRE DUEMILA LUCANI
(ANSA) - POTENZA, 9 DIC - Dalla Basilicata, per la manifestazione organizzata dal Pd per sabato prossimo 11 dicembre, a Roma, partiranno 30 pullman e 'a piazza San Giovanni vi saranno almeno duemila lucani che chiederanno di chiudere questa stagione politica e di aprirne una nuova': lo ha annunciato stamani, a Potenza, in un incontro con i giornalisti, il segretario regionale del Pd, Roberto Speranza.
La delegazione lucana sara' in testa al corteo che da piazzale dai Partigiani raggiungera' piazza San Giovanni; un altro partira' da piazza della Repubblica. 'Saremo alla guida del corteo del Mezzogiorno, non a caso - ha spiegato Speranza - siamo un po' l'avanguardia del partito al Sud. Prendiamo questa decisione dei vertici nazionali del Pd come un nuovo segnale di attenzione per la nostra attivita'. E, in questo senso, e' importante sottolineare che a Roma vi sara' tutto il 'cuore' dalla nostra classe dirigente, dal Presidente della Regione, passando dal Presidente della Provincia di Potenza, fino ai sindaci dei due capoluoghi. Ma soprattutto - ha aggiunto il segretario del Pd - vi saranno tantissimi amministratori locali: segno evidente delle difficolta' che il Governo ha creato con i suoi tagli'.
A Roma vi saranno anche 500 Giovani democratici: 'La nostra partecipazione alla manifestazione di sabato - ha spiegato il responsabile organizzativo regionale del movimento giovanile delPd, Luca Vitarella - e' in linea di continuita' con la protesta dei giorni scorsi contro la riforma universitaria voluta dal Ministro Gelmini'.
Rispondendo alle domande dei giornalisti sulla possibilita' di elezioni anticipate, Speranza ha detto che 'le primarie sono il patrimonio identitario del nostro partito: nel Pd non c'e' un partito pro e uno contro le primarie, che sono uno strumento importantissimo anche contro una legge elettorale da modificare al piu' presto'. (ANSA).

venerdì 26 novembre 2010

Lunedì 29 novembre è stata convocata la seduta del Consiglio comunale della città di Policoro alle ore 18:00

Lunedì 29 novembre è stata convocata la seduta del Consiglio comunale della città di Policoro alle ore 18:00 presso la sala del Palazzo di città “Nicola Montesano”. Il presidente della massima assise, Otello Marsano, ha inserito sette punti all’ordine del giorno: • Elezione presidente e n.2 vice presidenti del Consiglio comunale • Variazioni per assestamento al bilancio di previsione 2010 e al bilancio pluriennale 2010/2012 • Delibera n.79/2010 Prsp pronuncia emessa dalla Corte di Conti di cui al comma 168 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005 n.266 –relativamente al bilancio di previsione 2010- • Determinazione modalità di gestione del servizio di accertamento, liquidazione e riscossione dei tributi comunali • Approvazione modifica articolo 56 del regolamento edilizio • Due interrogazioni del consigliere del Pd, Francesco Labriola Ricordiamo che nel tardo pomeriggio di giovedì 25 novembre il sindaco di Policoro, Nicola Lopatriello, ha provveduto ad azzerare la Giunta municipale revocando le deleghe assessorili e si è riservato nei prossimi giorni di nominare un nuovo Esecutivo cittadino.

giovedì 25 novembre 2010

Violenza donne, Gd Basilicata: vera sfida occupazione al femminile

In occasione della giornata mondiale contro la violenza alle donne i Giovani democratici di Basilicata esprimono “solidarietà a quante hanno subito ripercussioni e violenze ed intendiamo rimarcare quanto sia, per noi, di sostanza un principio di eguaglianza materiale”.
“Non occorrono giri di parole – si legge in una nota - per condannare i tanti episodi ed i fenomeni di violenza alle donne, sui luoghi di lavoro, nella vita di tutti i giorni. E soprattutto occorre tenere sempre alta l’attenzione verso un fenomeno mascherato, sottaciuto, trattato con fredda ironia. Noi crediamo che ciò faccia parte di un modo di essere società moderna e che il tutto si condisca con messaggi neanche troppo subliminali di vassallaggio reiterato, di schiavitù fatte di simboli e comunicazione non verbale. Ma quella di oggi è per noi l’occasione per testimoniare ancora una volta l’importanza di politiche sensibili al ruolo delle donne nella nostra società. Troppo spesso assistiamo a modelli culturali che relegano la donna ed il suo corpo ad oggetto di consumo oppure, senza nasconderlo, come il meritato riposo nella dimora del cavaliere”.
“La questione deve ritornare centrale nel dibattito pubblico senza per questo immaginare crociate di nuovo femminismo. Aprire spazi di partecipazione, di discussione e denuncia. Aprire spazi politici, sociali, tutelando e riservando i privilegi di una naturale diversità di genere. Aumentare le tutele da parte della legislazione nazionale ed allo stesso tempo promuovere un welfare più inclusivo dei diritti e delle prerogative al femminile. Superare stereotipi che ci fanno apparire come una compagine medievale piuttosto che un moderno Stato europeo. Per tutte queste ragioni – concludono i Giovani Democratici - manifestiamo la nostra adesione alla giornata mondiale contro la violenza alle donne e cogliamo questa occasione per ribadire con forza la necessità di modernizzare il nostro sistema di welfare, più attento alle differenze, alle famiglie, alla maternità. E rilanciamo le tematiche legate al grande piano per l’occupazione giovanile sottolineando come, al giorno d’oggi, la vera sfida di modernità è l’occupazione al femminile anche alla luce delle tante opportunità che aprono i servizi alla persona”.

mercoledì 24 novembre 2010

Superati i diecimila ascolti a Radio Aut Policoro



-          COMUNICATO STAMPA GIOVANI DEMOCRATICI POLICORO   - 24/11/2010

Sono più di diecimila gli ascolti raggiunti da Radio Aut Policoro, la web radio dei Giovani Democratici di Policoro.
Progetto nato pochi mesi fa, quasi per gioco.

Il fenomeno delle web radio ricorda molto gli anni delle emittenti libere degli anni ’70, quando bastava un piccolo investimento e tanta fantasia per trasmettere nell’etere, infatti la denominazione della radio policorese è nel ricordo e nella memoria di Peppino Impastato, che attraverso “Radio Aut” denunciò con coraggio e determinazione i potenti mafiosi del suo paese, radio che gli costò la sua giovane vita.

“Abbiamo fondato una web radio poiché attraverso la rete, principale mezzo di comunicazione di noi giovani – spiega il segretario dei gd policoresi Roberto De Giorgio – si riesce ad interpretare e a dare voce alle nostre ansie e preoccupazioni”.

“RADIO AUT – dichiara il responsabile del progetto Domenico Cordasco – nasce e pian piano cresce sempre più, grazie all’impegno e la passione di tanti ragazzi, a cui va il mio più grande e vivo ringraziamento.
Su www.radioautpolicoro.tk potete ascoltare la nostra programmazione artistica caratterizzata da programmi musicali ( a 360° ,dal rock alle voci femminili), da programmi culturali, politici, satirici, di attualità e programmi in cui la nostra web radio diventa voce privilegiata degli studenti del Liceo Scientifico di Policoro”.



Ufficio Stampa
Giovani Democratici Policoro


Alcuni membri dello staff di Radio Aut Policoro nella collaborazione estiva con L'Absolute Cafè

Giovani Democratici su Servizio Civile

“Alla luce delle situazioni di emergenza e di difficoltà, visti i brillanti risultati delle tante esperienze di volontariato italiano che, a vario titolo e come testimoniato anche dalle ultime recenti ricorrenze, si sono distinte in questi anni sul tutto il territorio nazionale, ci preme segnalare la nostra attenzione e testimoniare la nostra vicinanza alle organizzazioni volontarie”. E’ quanto si legge in una nota dei Giovani Democratici di Basilicata. “C’è tutto un mondo che si mobilita in Italia da anni in caso di calamità od in vari ambiti socio-assistenziali. Sono tanti i giovani che ogni anno fanno esperienze di volontariato, ma tanti altri ne restano esclusi. Questo a causa dell’ormai continua depredazione di fondi destinati ad esso ed al Servizio Civile Nazionale che palesano una operazione di smantellamento di un così importante istituto.
Guardiamo preoccupati ad esperimenti quali la Mini-Naja – continuano i Giovani Democratici- pur senza farci interpreti di un aprioristico pacifismo e continuiamo a credere nella bontà del Servizio Civile Nazionale quale esperienza di vita e quale portatore di un messaggio di civismo e di pace.
Per questo intendiamo fare nostre le proposte avanzate dalla Conferenza Nazionale del Servizio Civile affinché vengano previsti stanziamenti utili all’avvio di 40.000 giovani su base annua. Intendiamo inoltre aderire alla mobilitazione dal titolo ‘Basta schiaffi ai giovani: diamo futuro al Servizio Civile Nazionale? e partecipare con una delegazione di Giovani Democratici lucani alla giornata di protesta indetta dalla Conferenza Nazionale del Servizio Civile nel mese di dicembre”.

mercoledì 17 novembre 2010

Giornata internazionale diritto studio. Nota congiunta Speranza-Casaletto

In occasione della giornata di mobilitazione studentesca del 17 novembre torniamo a ribadire le ragioni del nostro dissenso alle politiche del Ministro Gelmini in materia di istruzione.
Non abbiamo metafore da usare né orpelli per manifestare il nostro sdegno rispetto a questa colossale campagna di distruzione della scuola pubblica inscenata dal Governo nazionale.
Conosciamo il valore simbolico ed il riferimento storico di questa giornata internazionale per il diritto allo studio; ma conosciamo, altresì, i tanti significati che si addensano in un Paese sempre più precario sotto il profilo degli investimenti, dei tagli lineari, della scarsissima attenzione alle infrastrutture ed alla vecchiaia dei nostri istituti; osserviamo con preoccupazione il razzismo geografico della Lega che distingue tra scuole e territori di serie A e di serie B. E quindi conosciamo i numeri, l’amministrazione comunale di Adro, il disinvestimento sulla ricerca, la gestione pedestre della questione dei precari; conosciamo gli spot, il grembiule, il maestro prevalente.
Sappiamo che molti manifestanti avranno la propria bandiera oppure ne saranno completamente sprovvisti. Sappiamo che molte saranno le voci e molte le interpretazioni che di questa giornata si faranno. Non vogliamo aggiungerne altre. Ma agire in nome della qualità dell’istruzione e del diritto allo studio ed al futuro di generazioni di italiani e di lucani.
In queste settimane siamo stati in campo a fianco dei precari e delle famiglie, caratterizzando la nostra azione con forum tematici ed iniziative.
Domani saremo in piazza, a Potenza, insieme agli studenti, con le idee di chi crede che dall’istruzione e dallo studio passi il futuro di un popolo ed il progresso dell’umanità. Il Ministro Gelmini ha fatto da spalla ad un primo attore protagonista quale Tremonti. La riforma annunciata (ma non di riforma trattasi) dalla Gelmini ha mascherato una incomprensibile serie di tagli. Si è partiti da un’impostazione di pura ragioneria con l’unico scopo di impoverire la scuola pubblica, come preannunciato dallo sbilenco impianto dei tagli lineari uniti al dimensionamento scolastico.
Non c’è fiducia nel futuro della scuola pubblica italiana. Solo pregiudizi e propaganda: nei confronti di insegnanti e studenti. Con il risultato di un avvio d’anno scolastico caratterizzato da disagi nei trasporti e per migliaia di famiglie. Si è vista la volontà pedissequa di chiudere i rubinetti alla ricerca salvo poi un clamoroso passo indietro in Finanziaria per evitare la catastrofe definitiva del sistema universitario.
Dal modello di apprendimento al tema dell’autonomia ci sarebbe molto da dire. Tanti sono i punti di eccellenza, specie nella scuola primaria.
Noi continuiamo a ritenere che si debba ripartire da alcune questioni essenziali: dal superamento dell’attuale sistema di apprendimento all’allargamento dei sistemi di responsabilità alle famiglie, agli attori sociali. Da una migliore comprensione dei diversi risultati delle scuole e dei territori. Da un appropriato riparto delle competenze tra centro e periferie, tra Stato e Regioni.
Continuiamo a ritenere che si stia consumando un sopruso ai danni della scuola italiana e che il Governo continui ad inseguire un disegno di progressivo smantellamento della stessa a tutto vantaggio di un non chiaro primato delle private, così come lascia intendere la logica dei buoni scuola sperimentati in Lombardia.
La scuola non è un prodotto da banco del supermercato. Non è un servizio pubblico bensì la più importante istituzione civile della nostra storia repubblicana. Essa è il racconto, la traccia su cui costruire il modello della convivenza futura.
Per tutte queste ragioni manifesteremo le nostre speranze, veicoleremo le nostre proposte e lavoreremo in tutti i luoghi per un ritorno all’opposizione dell’attuale compagine governativa.

martedì 2 novembre 2010

Relazione del nuovo Segretario Provinciale del PD di Matera Pasquale Bellitti

Care amiche e cari amici,

consentitemi innanzitutto di ringraziare ognuno di voi e ogni singolo iscritto che ha voluto contribuire alla stesura di una nuova e fondamentale pagina del nostro difficile cammino verso il compimento del progetto del Partito Democratico. Un progetto tanto ambizioso quanto complesso, alla cui realizzazione dobbiamo concorrere con lo stesso coraggio e abnegazione con cui siamo giunti alla unitaria scelta del segretario provinciale di Matera, grazie anche all’atto di
responsabilità e alla lungimiranza di Carmine Lisanti e Nicola Trombetta, ai quali va il mio particolare ringraziamento. Oggi posso affermare con orgoglio che da qui parte un nuovo cammino, che, nonostante le tante criticità ancora da superare, ci potrà consentire di mettere in campo una grande sfida: una rinnovata passione civile, nuove opportunità, futuro. Una sfida che vorrò affrontare con tutti voi, con tutta la squadra, e lo voglio fare già da oggi, chiamando a collaborare con me un vice segretario rappresentante di “Area Democratica”, con la presidenza
dell’assemblea affidata a un rappresentante di “Movimento democratico”, a rappresentare la concreta integrazione tra le varie sensibilità attualmente presenti nel nostro partito. E voglio dire subito, qui, che pur essendo stato candidato da una parte, sarò il segretario di tutti, senza tentennamenti o ripensamenti. E a nessuno saranno consentiti tentativi di condizionamento che non rientrino nei canoni di un fisiologico confronto, rispettoso dei ruoli e delle regole che insieme
stabiliremo, per ovviare alla erraticità della nostra azione politica. Il futuro, il bene comune, non può attendere, né può essere arrestato o mortificato da piccoli interessi di bottega. La posta in gioco è molto alta: il ripristino di una dialettica democratica ormai dismessa per mano del governo Berlusconi, un governo autoritario e autoreferenziale, incapace di indicare percorsi e soluzioni alle
tante emergenze che popolano lo scenario di un’Italia dilaniata. Un Governo ormai bocciato e da licenziare per giusta causa immediatamente, un governo che ha tradito il mandato elettorale e la fiducia degli elettori, smantellando lo stato sociale e democratico, accompagnando l’Italia in un profondo abisso. Nulla dobbiamo inventarci per poter andare avanti, ma solo volerlo, forse rispolverando e valorizzando gli insegnamenti e le premesse dei padri fondatori dei partiti dalla cui convergenza e
sintesi nasce il PD. Interpretare la fisiologica e necessaria evoluzione del pensiero e dell’agire politico dovrà essere il nostro esercizio quotidiano, nell’ottica del recupero di un dialogo da tempo interrotto con il nostro elettorato e, più in generale, con il territorio. Gramsci ammoniva che l’assenza di un continuum tra storia ed evoluzione di un partito e della politica in generale rappresenta di fatti la mortificazione e l’annullamento della incisività della
politica stessa. “Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce a vederne le grandezze e il significato necessario, non può che essere meschina e senza fiducia in sè stessa… Una generazione vitale e forte… tende invece a sopravalutare la generazione precedente perché è la propria energia che le dà la sicurezza che andrà più oltre”. Alfredo Reichlin in un suo recente libro ricorda come “L’Italia moderna sarebbe incomprensibile se i padri del socialismo… non avessero fatto quella predicazione intellettuale e morale e quella trasformazione e incivilimento delle plebi che sappiamo. E se qualcosa di simile non avessero fatto certo cattolicesimo sociale e, in certe regioni, il repubblicanesimo. E’ lì che sta il codice genetico del riformismo italiano e del Partito democratico… Socialisti, cattolici e repubblicani” organizzarono “le forze sociali emergenti” e trasformarono “le menti… Il realismo di quei movimenti, ciò che fondava la loro forza e la loro concretezza, stava nel fatto che la politica non si vergognava di produrre senso e visione del mondo… La politica non aveva paura di parlare del destino dell’umanità intera, ma lo faceva organizzando le leghe e cercando la gente nelle stalle
e nelle osterie… La politica vera, la sostanza della nostra storia”, la nostra forza “è stata questa: la formazione del popolo italiano”. Ecco, allora, come noi, forti della nostra storia dobbiamo ritornare a cercare la gente, forse non più o non solo nelle stalle e nelle osterie o nei campi, ma nelle scuole, nelle fabbriche in
dismissione, nel mondo del precariato, nei focolai delle crisi sociali, dove, spesso, la politica non riesce ad arrivare o penetrare, forse per perbenismo, forse per paura del confronto, forse per inadeguatezza. Noi dobbiamo ripartire da lì, accettando e ottimizzando, anche come forza di governo locale e regionale, le critiche e gli opportuni spunti per ristabilire un rapporto nuovo tra
politica e popolo e approntare una stagione di rinnovato impegno che ci aiuti a superare il guado. Insomma, per dirla con Bersani, “dobbiamo metterci all’altezza del nostro compito, dobbiamo metterci in sintonia con i problemi del nostro Paese e organizzarne la riscossa”, attraverso un grande progetto di futuro e opportunità.
La tappa congressuale di oggi rappresenta un momento cruciale del nostro cammino. Non un semplice rito. Oggi dobbiamo stringere un patto di fedeltà ai principi che ci tengono dentro lo stesso partito e scrivere la carta degli obiettivi e degli impegni, prerequisito essenziale per incidere sulle problematiche del Paese, dalla questione morale, al lavoro, al diritto alla pubblica istruzione e alla scuola, alle pari opportunità, alla giustizia, all’inclusione sociale, all’ambiente. Non ci manca la cognizione dei problemi, ma non riusciamo a far percepire al nostro elettorato la differenza tra la nostra proposta e il berlusconismo, non riusciamo a trovare il giusto appeal e le adeguate strategie per attrarre l’interesse, il sostegno e la fiducia del sempre crescente popolo dell’astensionismo che, se da una parte è scontento delle politiche del centro-destra, dall’altra non è convinto della
qualità della nostra proposta. Se, come dice Bersani, “quando piove piove per tutti”, noi non possiamo rassegnarci ad uscire ancora senza l’ombrello, dobbiamo moltiplicare lo sforzo per evitare di continuare a subire l’indiscriminato e qualunquistico giudizio che uniforma e appiattisce verso il basso tutta la politica e tutti i partiti. Certamente non siamo campioni di comunicazione mediatica, ma nessuno può battere la tradizione del “porta a porta” dei nostri predecessori, quella
nobile abitudine che attribuiva a ogni singolo cittadino significato, ruolo e dignità, da cui scaturiva coinvolgimento e inevitabile responsabilizzazione. La qual cosa rappresentava di fatto un volano imprescindibile per la diffusione capillare del messaggio politico e per la creazione del consenso. Questo metodo ha fatto grandi i nostri partiti di origine e ne ha garantito la tenuta, partiti che
trovavano nelle moltitudini degli iscritti un patrimonio inestimabile ed irrinunciabile di militanti attivisti. Chi come me ha avuto l’opportunità e l’onore di amministrare una città ha potuto toccare con mano la voglia di coinvolgimento e condivisione delle scelte da parte dei cittadini, che, in virtù di un esaltato senso della partecipazione democratica, spesso rifiutano aprioristicamente le scelte,
anche quelle migliori, imposte dall’alto. Oggi la sfida per un nuovo corso della politica e un rinnovato riformismo la si vince superando lo scetticismo e la delusione di chi sta ai margini delle dinamiche, collocandosi in una zona
d’ombra e di indolenza, nell’area del tanto peggio tanto meglio. Gli steccati che ci separano dal paese reale sta a noi abbatterli, e non al centro-destra che in tale contesto sguazza inopinatamente. Una proficua stagione di riforme si inaugura, intanto, rilanciando l’etica della politica per garantirne credibilità e affidabilità. Politica che non può essere intesa come fonte alternativa di
reddito, ma grande momento di passione civile, una vera e propria missione scevra da tentazioni carrieristiche ed utilitaristiche. Per questo è tempo di mettere fine alle schermaglie dei posizionamenti tutte interne ad una logica poco comprensibile da chi non riesce ad arrivare alla fine del mese. E’ tempo, cioè, di dare
un forte segnale di inversione di rotta. Bisogna chiaramente definire la nostra identità e portarla con coraggio, con forza e unitariamente all’esterno. Fuori da qui la gente vuol sapere quale proposta politica esprime il segretario Bellitti e non già a quale anima del partito o, peggio ancora, a quale corrente appartiene. Sia chiaro che la dialettica è l’espressione più elevata e nobile della democrazia e io per nulla rinuncerei al necessario confronto per la definizione e la condivisione di
programmi e percorsi. Questo, però, appartiene alla fase del laboratorio, ma diagnosi e terapia non possono che essere univoche ed inequivocabili. Qui sta la forza di un partito plurale, in cui la pluralità si esprime in modalità di analisi anche diverse, ma tese a definire chiaramente gli obiettivi e le strategie più adeguate ed efficaci. Come dice Bersani “in un Partito necessariamente e utilmente plurale, non dobbiamo ossificare gli schieramenti congressuali né possiamo compensare questo rischio con dei politicismi fatti in casa. Lavoriamo assieme al progetto, coinvolgiamo ad ogni livello territoriale tutte le sensibilità, non accettiamo che qualcuno abbia la sensazione, giusta o sbagliata che sia, di essere escluso; impariamo a conoscerci meglio nel lavoro. Ciascuno di noi sappia, a cominciare da me, che quando parla o quando agisce maneggia una proprietà indivisa, un patrimonio comune non frazionabile in feudi personali o in ambizioni personalistiche”. Da qui desidero partire per affrontare il mio mandato, con la consapevolezza dei problemi e della loro complessità e la certezza della determinazione e dell’entusiasmo nel voler perseguire le più giuste soluzioni, con grande umiltà e unitamente alla pluralità degli iscritti. Il partito di
maggioranza relativa nell’ambito della maggioranza che governa Regione e Province ha il dovere di guidare i processi in atto. Per fare ciò bisognerà strutturare meglio il partito. Un partito che soffre in periferia, dove il popolo degli iscritti chiede di entrare a pieno titolo nelle scelte strategiche dei livelli superiori.
Chiede ad essi maggiore presenza nei territori. La periferia soffre anche perché il PD è ancora in molti casi considerato frutto di una fusione a freddo delle varie anime e non già il risultato di un necessario percorso di integrazione che dia corpo e anima unica alla compagine e alle scelte che essa andrà ad operare. E allora dovremo ripiegarci nella riorganizzazione dei circoli territoriali dove incrostazioni di primogenitura non giovano alle dinamiche politiche locali. I congressi celebrati nei giorni scorsi hanno messo a nudo la cruda realtà che si vive in molti circoli, dove la vivacità del dibattito politico, spesso, porta ad una inopportuna esasperazione delle relazioni interne che, a volte, si traducono in creazione di rigidi steccati interpersonali. E poi la guerra nelle piazze, quelle
vere e quelle virtuali. Per favore, recuperiamo i luoghi del dialogo e del dibattito, le sezioni; consegnamo loro il giusto e necessario ruolo pedagogico e formativo. Tale fotografia ci dà anche la misura del gravoso lavoro che ci aspetta per raggiungere l’obiettivo della concretizzazione compiuta di un grande partito di governo. Sarà, pertanto, di vitale importanza cominciare ad affrontare le criticità territoriali più significative, per trovare la necessaria serenità e sintonia che
possa consegnarci l’autorevolezza e il giusto spirito per portare nel partito i problemi dei cittadini, anzichè portare presso i cittadini i problemi del partito.
Bisognerà, pertanto, cominciare a lavorare subito, a partire da domani. E’ mia intenzione convocare proprio per domani i segretari di circolo per mettere a punto un metodo condiviso per raggiungere ogni angolo del territorio provinciale e predisporre il calendario di incontri con i singoli circoli da completare entro i prossimi due mesi. Con la consapevolezza che i processi fondativi dell’unità richiederanno ancora fasi di accompagnamento, ognuno di noi avrà l’onere di partecipare alla migliore riuscita dell’intrapresa, per poter autorevolmente rappresentare le istanze del centro-sinistra, anche attraverso la meticolosa costruzione di alleanze politico-programmatiche utili a farci riconquistare la credibilità necessaria per il governo dei territori. Spesso le alleanze territoriali scontano la necessità di rispondere a cartelli precostituiti o di circostanza, tesi a superare lo scoglio elettorale. Oggi noi dobbiamo imporre la irrinunciabile
costruzione di alleanze utili, oltre che alla vittoria, alla proficua attività amministrativa, preoccupandoci di garantire la governabilità anche attraverso la compiuta legittimazione del ruolo e dell’attività dei sindaci, a partire dalla città di Matera, che non possono né devono trovare condizionamento ed impedimento nella lotta per i posizionamenti, spesso motivo di inerzia, inefficacia e, a volte, chiusura anticipata di esperienze amministrative. Bisogna stringere un forte
patto tra partito e rappresentanti istituzionali, che preveda reciproco rispetto e legittimazione pur nella necessaria e, a volte, vivace dialettica tesa non già a creare vincoli e dipendenze, ma a garantire la più utile sintesi e la migliore soluzione ai problemi in discussione. E’ questa una grande prova di lungimiranza da considerare come metodo universale per far vincere la politica, quella vera! In quest’ottica va considerato necessario un ragionamento anche sul tipo di alleanze e sulle modalità di costruzione delle stesse. E qui torna ancora una volta la politica, tornano i partiti, assieme ai quali definire coalizioni che abbiano il respiro lungo, senza indugiare in raffazzonate ed estemporanee alleanze con aggregazioni civiche che, ad essere ottimisti, hanno la durata di una stagione, e spesso sono tese a coltivare interessi di nicchia. Un grande partito di governo deve
poter e saper coltivare la sana ambizione di una visione globale dei problemi e tentarne le soluzioni. Solo con queste premesse potremo dare la stura ad una rinnovata stagione che rilanci le istanze della politica confinando le spinte localistiche e campanilistiche, spesso freno alla opportuna rete di relazioni e di continuità tra periferia e centro. Bisogna cominciare a parlare lo stesso linguaggio ovunque e predisporre una metodologia politica universalmente condivisa. Se
riusciremo a farci latori di tale esigenza potremo guidare le scelte dell’intero centro-sinistra in cui, pur con ruolo leader, il PD si dovrà preoccupare di non mortificare nessuna sensibilità, ottimizzandone il valore aggiunto. La coesione di una compagine, infatti, rappresenta il miglior viatico per poter affrontare e
vincere le sfide che ci attendono. E noi non possiamo rinunciare ad essere il segnapassi di un nuovo corso della programmazione politica ed amministrativa nella nostra Provincia e nella nostra Regione. Analogamente a quanto già proficuamente avviato dal nostro segretario regionale Roberto Speranza, il PD della Provincia di Matera, dovrà essere il laboratorio della programmazione, dotandosi degli strumenti necessari per analisi e sintesi dei temi dell’agenda politica, condividendo
le scelte all’interno di forum tematici aperti alla partecipazione di iscritti, simpatizzanti, esperti di settore e amministratori, per predisporre le migliori soluzioni possibili ai temi in discussione. Per consentire un più ampio coinvolgimento ed impegno ritengo utile l’istituzione di coordinamenti
territoriali per aree omogenee. In tal modo si potrà garantire maggiore prossimità ai problemi dei cittadini. Tutto questo non avrà senso compiuto se, di pari passo, non ci sarà un convinto coinvolgimento dei giovani, di quelli, tanti, che già animano le nostre attività e di quelli che ancora ci guardano con scetticismo e diffidenza. A loro va rivolto un forte appello alla partecipazione e al
protagonismo, alla condivisione delle scelte per il loro futuro. In quest’ottica, le preoccupazioni, le ansie, le istanze e le aspettative delle nuove generazioni devono rappresentare il cuore del nostro impegno e della nostra programmazione. D’altra parte un percorso in tale direzione è stato proficuamente intrapreso da Roberto Speranza, egli stesso giovane, che ha voluto dare un tangibile e concreto segnale coinvolgendo molti giovani negli organismi di partito. La Basilicata, Regione dalle innumerevoli risorse umane, territoriali, culturali, ambientali, sociali, non può più attendere. Un popolo, quello lucano, che viene da lontano, che ha saputo
superare le diverse congiunture negative imposte dallo sviluppo a due velocità dell’Italia industriale e post-industriale, oggi, in epoca di federalismo, dovrà trovare nella peculiarità delle sue risorse la chiave e il volano di un nuovo sviluppo, in cui le future generazioni vedranno garantito e soddisfatto il diritto a pari opportunità senza dover continuare a ricercarlo in altre realtà geografiche. E di questo dobbiamo essere i garanti noi, il PD. I temi del lavoro devono essere al primo posto dell’agenda politica. In sintonia con la Giunta Regionale e l’Amministrazione Provinciale dobbiamo lavorare al rilancio dei siti industriali e delle aree a vocazione turistica per garantire la crescita dei livelli occupazionali. La Val Basento, agli inizi degli anni sessanta, ha rappresentato il laboratorio per una grande stagione industriale che, con tutti i limiti possibili, ci ha fatto accarezzare il sogno di un miracolo economico. Troppo presto,
però, ci siamo svegliati e il sogno si è rivelato un incubo, generato, da una parte, dalla crisi strutturale del sistema industriale e, dall’altra, dalla mancata crescita di una classe imprenditoriale locale che potesse giovarsi delle risorse e degli incentivi destinati agli investimenti. I vari provvedimenti tesi a creare convenienze localizzative degli investimenti, nonostante i grandi sforzi
prodotti dalla Regione Basilicata, hanno trovato un grande limite, oltre che nella crisi della produzione industriale, nella assoluta mancanza di ricerca in innovazione tecnologica da parte delle aziende che nel tempo si sono avvicendate nei nostri siti industriali. Bisognerà, quindi, individuare nuovi filoni di investimento e stimolare l’imprenditorialità autoctona anche attraverso la semplificazione degli iter burocratici, che, spesso, rappresentano un limite e un pregiudizio alle
già sporadiche iniziative che si tenta di mettere in campo. Interessanti strumenti a disposizione di giovani e di donne imprenditrici, spesso hanno mostrato la loro scarsa efficacia a causa di lungaggini burocratiche, difficoltà nell’accesso al credito e ritardi insostenibili nella erogazione dei contributi, che hanno difatti rallentato l’auspicato sviluppo autopropulsivo. Bisognerà individuare
un sistema di incentivi reali e di premialità attraverso strumenti efficaci, non necessariamente o essenzialmente di tipo economico. Per tale motivo la Regione Basilicata ha messo e sta mettendo in campo azioni tese a superare tali difficoltà. Facilitazione dell’accesso al credito, con l’ente pubblico garante attraverso i consorzi fidi, per evitare gravose e spesso insostenibili esposizioni verso Istituti di Credito. Rapidità della valutazione dei progetti per evitare che l’avvio delle attività avvenga tardivamente rispetto alle opportunità di mercato. Snellimento e semplificazione delle procedure attraverso sportelli unici. Se da una parte vanno garantiti gli imprenditori, dall’altra non si può tollerare il continuo attacco al diritto al lavoro e ai diritti dei lavoratori, al giusto salario e alle necessarie relazioni sindacali, da parte di una certa classe imprenditoriale, sprezzante delle regole della civile convivenza e, ancor più grave, delle leggi dello stato democratico. L’arroganza, la sfrontatezza e la certezza dell’impunità consente persino di disattendere sentenze della magistratura che condannano comportamenti lesivi della dignità, della libertà e dei diritti dei lavoratori, nell’assoluta complice indifferenza del Governo di centro-destra. Il PD di Basilicata, a partire dai fatti di Melfi e dalle ultime intollerabili e deprecabili dichiarazioni di Marchionne, dovrà, senza ulteriori indugi e con maggiore incisività, coinvolgendo l’intero partito nazionale, sollecitare l’inderogabile avvio di una fase di confronto democratico e di concertazione, che trovi nell’imprescindibile rinnovata unità delle sigle sindacali storiche, lo strumento di maggiore garanzia per i lavoratori e il più efficace deterrente per chi vorrebbe acuire il conflitto sociale e trascinare il Paese in una nuova e pericolosa stagione di oscurantismo.
Parlare di lavoro significa parlare anche e soprattutto di giovani, che rivendicano opportunitàdi inclusione nei processi produttivi, avviamento al lavoro, valorizzazione delle loro esperienze e professionalità, soprattutto in una regione ad elevato tasso di scolarizzazione, in cui il numero di laureati disoccupati è in vertiginosa ascesa e la migrazione giovanile e la fuga di cervelli assume
ormai dimensioni allarmanti, con il rischio evidente di un ulteriore spopolamento della nostra Regione. Un’utile risposta a tale emergenza sta nella predisposizione di strumenti utili al sostegno e all’accompagnamento al lavoro, come il reddito ponte, che comunque da soli non sono sufficienti a debellare il fenomeno, soprattutto in virtù dell’assoluta latitanza del Governo Berlusconi, in tutt’altre faccende affaccendato e dalle quali non può distrarsi. La valorizzazione dei prodotti e del territorio, rappresenta un prezioso strumento di sviluppo
soprattutto in agricoltura e nel turismo, vera ricchezza strutturale della nostra Regione. In questo filone di attività è possibile collocare uno sviluppo ecosostenibile in stretta sintonia con la sempre crescente sensibilità ambientalista della nostra gente. Anche, ma non solo in questa ottica, andranno, quindi, rigettate con sempre maggiore determinazione, come ha fatto egregiamente ed efficacemente nel passato e sta facendo ora il Governo della nostra Regione, le iniziative messe in
campo dal governo nazionale che vogliono fare della nostra Regione un ricettacolo di rifiuti tossici e radioattivi. Salvaguardare e valorizzare la bontà del nostro territorio con la sua orografia complessa e completa in grado di garantire una adeguata offerta turistica, integrata e destagionalizzata, rappresenta un’altra delle scommesse che si possono vincere. Non possiamo più essere ancorati e
condizionati da un turismo stagionale e prevalentemente costiero e balneare, legato per lo più a desueti e improduttivi villaggi turistici, che non riescono a garantire neppure i minimi livelli occupazionali paventati nè tantomeno economia utile ai territori di insediamento. Non ci può essere sviluppo senza infrastrutture adeguate. In questo settore la Regione Basilicata e le due Province hanno già fatto tanto e tanto stanno facendo, ma andrà moltiplicato lo sforzo per garantire alle nostre comunità il necessario ammodernamento della viabilità, utile ad una più completa e proficua integrazione dei territori e ad una maggiore facilità di scambi, utili per
far uscire dall’isolamento e favorire lo sviluppo di molte aree interne della nostra Regione a rischio di spopolamento. Coltiviamo ancora il sogno della realizzazione di un’aviosuperficie al servizio del turismo, dell’agricoltura e di quanto ancora si può salvare e rilanciare nelle aree industriali. E’ tempo di definire e completare i percorsi avviati: troppo tempo abbiamo atteso! Se l’emergenza occupazionale presenta una priorità di intervento, altrettanto fondamentale è il tema delle politiche sociali e dei diritti, primo fra tutti il diritto alla salute, che un partito di
centro-sinistra, non può sottovalutare. Di grande attualità è la riforma del sistema sanitario e socio-assistenziale. Il Governo Berlusconi sta sempre più minando dalle fondamenta lo stato sociale, attraverso continui tagli alle risorse destinate alle politiche sociali e alla sanità, scaricandone il peso e la responsabilità di
gestione sulle Regioni che si vedono costrette a fronteggiare i costi attraverso fondi propri. Anche Regioni come la Basilicata, esempio di Regione virtuosa, per fronteggiare le criticità sono costrette ad operare scelte di razionalizzazione che spesso prestano il fianco ad iniziative populistiche e demagogiche che ostacolano la definizione dei necessari e utili percorsi di riordino del sistema sanitario regionale. Non sfuggono a nessuno i vari focolai di protesta che si sono di recente accesi in vari territori della Basilicata, e non solo, in risposta ai tentativi di riordino della rete ospedaliera. Sarà opportuno e necessario predisporre un piano sanitario moderno ed efficace che risponda alle nuove esigenze di domanda ed offerta per continuare a garantire ai nostri cittadini il diritto ad una salute di qualità, evitando tentativi estemporanei ed erratici di riordino prima ancora di aver
definito ruoli, funzioni e identità dei vari presidi. Sarà necessario, altresì, operare una perequazione nella destinazione delle risorse tra le due Province attraverso la revisione dei criteri di riparto. La diversificazione delle funzioni ci trova d’accordo, ma essa dovrà coniugarsi con una adeguata dotazione di risorse umane e strumentali. Se la sanità del futuro sarà sempre più territorio e sempre meno ospedale, allora adoperiamoci per destinare le adeguate risorse necessarie all’avvio di tale processo innovativo secondo i canoni di modernità ed efficienza. L’utilizzo intelligente delle risorse, la diversificazione delle funzioni e la
predisposizione di una rete ospedaliera e territoriale in grado di prendere in carico il paziente e garantirgli assistenza ed accompagnamento, rappresentano non solo una sfida di qualità, ma anche di risparmio. Un tema strategico di grande attualità, come quello dell’approviggionamento energetico non puo’ essere estraneo all’agenda del nostro partito. In epoca di riesumazione del nucleare noi
dobbiamo lanciare con forza e determinazione la sfida delle fonti alternative, delle fonti rinnovabili. Se da una parte grandi uomini di scienza si preoccupano di tranquillizzarci sull’energia nucleare, ritenuta in assoluto la più pulita, ancora rimane irrisolto il nodo dello smaltimento delle scorie. Ancora incombe sulla nostra Regione lo spettro di un grande cimitero di scorie radioattive. La Regione Basilicata ha già dato tanto alla causa e tanto sta ancora dando, garantendo la
copertura di una quota significativa del fabbisogno nazionale di petrolio attraverso i propri giacimenti. Non potrà tollerare, pertanto, e saprà respingere con tutte le sue forze ogni ulteriore minaccia all’ambiente da parte del Governo nazionale. Il nostro partito si dovrà fare, inoltre, promotore di un rinnovato ed efficace impegno della Pubblica Amministrazione per far decollare compiutamente i programmi di raccolta differenziata, che ci vedono ancora molto distanti dal raggiungimento di standard accettabili. I fatti di questi giorni indicano chiaramente che il problema dei rifiuti non può essere affrontato estemporaneamente, a macchia di leopardo e in maniera discrezionale, o con le disgustose apparizioni e rassicurazioni messianiche di Nostro Signore Silvio Berlusconi. La messa in campo di una sistematica e stringente iniziativa tesa a sensibilizzare i cittadini e obbligare tutte le pubbliche amministrazioni ad avviare e rispettare i programmi di raccolta differenziata rappresenta, quindi, una opportunità e una necessità di grande valenza civile, ambientale ed economica non più derogabile. Mentre il Governo Berlusconi, ad ogni manovra finanziaria, cela, dietro paventate riforme, continui attacchi allo stato sociale, alla scuola e alla Università pubblica, la Regione Basilicata si fa
garante attraverso fondi propri anche del fondamentale diritto alla pubblica istruzione, sostenendo l’Università e integrando le scarse risorse destinate dal governo ai precari della scuola, anche per garantire livelli occupazionali. Qui sta la sostanziale differenza tra il buon Governo e il non governo, tra noi e il centro-destra, sta soprattutto nel significato e nell’attenzione che attribuiamo allo stato di diritto. E’ una diversità genetica, di cultura, di programmazione, di finalità
e di capacità amministrativa. Le risorse umane, l’istruzione, la ricerca, la formazione non sono per noi meri enunciati o momenti di propaganda, ma fatti compiuti, nella convinzione che senza investimento in tale direzione non c’è opportunità, non c’è futuro. E noi, il Partito Democratico, alle nuove generazioni vogliamo lasciare i segni tangibili di una politica seria, della politica del fare,
di una grande tradizione di straordinaria generosità, affinché la nostra grande terra di Basilicata possa continuare a crescere. Amiche e amici,
i temi in agenda sono tanti, la sfida che ci aspetta è impegnativa ed ambiziosa e richiederà la partecipazione di tutti. Ognuno degli iscritti, ogni attivista, si dovrà sentire segretario per poter meglio e più responsabilmente contribuire alla causa. Bisognerà fare un grande sforzo di generosità e di responsabilità ogni qualvolta i prevedibili momenti di difficoltà potrebbero indurci a mollare. Parafrasando Napoleone, in guerra si può giustificare la resa soltanto ad un soldato solo e disarmato. Noi siamo tanti e abbiamo le armi giuste! Allora tutti insieme proiettiamoci verso il futuro, verso un domani in cui ogni cittadino possa
ritrovare le certezze e le garanzie di uno Stato di diritto, un futuro che non dimentichi la storia, la nostra storia, il lungo e faticoso cammino fatto per garantirci uno Stato democratico e libero, in cui le leggi vengono regolate dalla Carta Costituzionale che non può essere ritenuta un fastidioso dettaglio o un inutile orpello; un futuro in cui ogni cittadino possa essere parte attiva della vita
dello Stato e si veda, al tempo stesso, riconosciuto il diritto ad essere governato.
E qui vorrei citare le parole di straordinaria attualità che Aldo Moro pronunciò alla
presentazione del I Governo di centro sinistra alla Camera dei Deputati il 12 dicembre 1963 “Il Governo si pone, dunque, nello spirito dei tempi, nel grande movimento che scuote il mondo teso verso ambiziosi traguardi di libertà, di giustizia e di pace come una forza non di cristallizzazione sociale, ma di rinnovamento e di progresso. Esso vuole garantire, senza alcuna rinuncia, la libertà; vuole, nella libertà, dar vita in Italia ad una società più giusta ed umana. Nella integrità delle istituzioni deve essere realizzato il progresso della nazione e promossa, nella giustizia e libertà per tutti, l’elevazione dei lavoratori sul terreno economico, sociale e politico…. Il Governo si propone di compiere una vasta ed ordinata azione di rinnovamento delle strutture dello Stato e della vita sociale; un’azione tendente a dare più libertà a tutti i cittadini nello sviluppo della vita democratica; una libertà che esprima la partecipazione reale al potere di
quanti nel passato ne furono esclusi o rimasero ai margini della vita dello Stato democratico; una libertà che non sia solo iniziativa e potere politico, ma coerentemente espressione generalizzata e concreta di dignità umana e di giusta partecipazione di tutti i cittadini ai beni della vita.” E’ questo il testamento di Aldo Moro, è questo il modello e l’idea di governo che dobbiamo perseguire, chiedendo da subito e con forza a Berlusconi di togliere il disturbo, è questo l’obiettivo che il grande Partito Democratico dovrà assumere come prioritario e che potrà raggiungere con la forza, la partecipazione, l’impegno e la passione di ognuno di noi. Io sono qui, con orgoglio e rinnovato entusiasmo, per raccogliere e vincere, insieme alla straordinaria comunità delle donne e dei giovani democratici, insieme a tutti voi, la nuova grande sfida che ci attende.
Viva il Partito Democratico!

domenica 31 ottobre 2010

Relazione Congressuale del nuovo Segretario del Pd di Policoro Bice di Brizio.

Prima di tutto, voglio ringraziare Piero Manolio  I° segretario del Circolo cittadino del PD di Policoro. Piero con il suo equilibrio, la sua pacatezza ha avuto l’onore e l’onere di organizzare il Partito Democratico di una città non certo facile come Policoro.                                                                                                                                     E’ stato un lavoro intenso e di grande responsabilità, ha dovuto da subito affrontare ben tre competizioni elettorali, quando il partito era ancora tutto da inventare e da organizzare. Ha saputo superare momenti difficili e ora ci consegna un circolo cittadino che ha una sua precisa connotazione e un gruppo di militanti e simpatizzanti cospicuo.
Dalle consultazioni che ci sono state in questi giorni, è emerso il mio nome come candidato alla segreteria del PD cittadino.
Perché io e perché in questo momento?
Nel PD di Policoro in tanti avrebbero potuto degnamente ricoprire questo ruolo, persone con una esperienza politica certamente superiore alla mia, che in verità è cominciata nel 2007 con la nascita del PD.
Un partito che ha subito attratto la mia attenzione per i valori che esso veicolava e che sono tutt’ora pregnanti   in questo partito. Esso  raccoglie persone che prima militavano in partiti diversi, spesso in competizione fra loro e certamente è stato difficile unirle in un unico partito riformista e democratico, con un unico programma e unite da VALORI condivisi.
Questo  processo di unione è  lungo e non si è ancora completato, anche se siamo a buon punto, presenta insidie continue, però è un obiettivo a cui io intendo collaborare perché possa essere raggiunto pienamente.
Ed ecco la risposta alla domanda iniziale. IO rappresento in questo momento un elemento di unità, non avendo precedentemente militato attivamente in alcun partito prima dell’avvento del PD, anche se provengo da una generazione che ha portato avanti negli anni 70 tante battaglie che hanno cambiato i costumi di una Italia che all’epoca presentava tante ingiustizie sociali e tante discriminazioni  .  
     Poi, l’avvento del terrorismo e delle sue distorsioni, portò molti di noi ad allontanarsi dalla politica che non rappresentava più i nostri ideali di libertà. Dopo anni di speranze e delusioni siamo arrivati all’ottobre 2007 quando nel PD tanti hanno trovato una casa comune, la casa dei progressisti italiani, in cui entrare senza sentirsi ospiti, ma a casa propria. Un partito che non deve vivere più di nostalgie delle vecchie appartenenze, ma che  vuole costruire un futuro comune, che vuole rompere le barriere e le caste di protezione che impediscono ai giovani talenti di emergere, che vuole fare scelte, pensando alle nuove generazioni e non alle prossime elezioni, un partito in cui i suoi esponenti pensano al bene comune e non al proprio esclusivo bene. Questa è una profonda convinzione  che informerà il mio mandato e alla quale sia ben chiaro , non derogherò.
Il PD è un grande partito ed è pertanto impensabile che ci sia un pensiero unico.
 Al suo interno le varie anime convivono, rispettandosi vicendevolmente in un dialogo costruttivo, avendo il collante del comune progetto e di valori consapevolmente condivisi da tutti.
Quindi non dobbiamo stupirci se al suo interno sembrano esserci scontri, incontri e ancora scontri;  è l’effetto del dialogo democratico e del rapporto dialettico tra le parti che è la cifra del nuovo che deve avanzare e che certamente   non esiste nel centro destra  , dove  prevale un solo pensiero e una sola azione, quella del leader unico Berlusconi, nostro Presidente del Consiglio, per cui agli occhi di molti italiani il centro sinistra appare in continuo contrasto interno e litigioso e il centro destra compatto e alieno da ogni tentennamento, almeno fino a qualche mese fa.
Amici, ben venga la nostra litigiosità, se questa è l’esplicitazione e il polso del livello di democrazia !
L’importante  però poi, è  trovare un equilibrio e dare delle certezze.
Di queste certezze tutti dobbiamo esserne a conoscenza e tutti dobbiamo perseguirle fino al raggiungimento degli obiettivi.
I nostri  sono ben diversi da quelli del centro destra.
Sono mesi che ci occupiamo del lodo Alfano , del legittimo impedimento.
Nessun italiano ha bisogno del lodo Alfano o del legittimo impedimento, grazie a Dio i nostri leader non ne avrebbero bisogno.

Poi c’è la guerra alla magistratura, perché di ciò si tratta.
 Noi abbiamo ben chiaro che la democrazia si fonda sulla separazione dei poteri, i giudici devono essere posti nella condizione di esplicare liberamente il loro lavoro.
E ancora la politica economica di Tremonti che tende a penalizzare i ceti medi e i ceti più deboli dei pensionati e dei disoccupati con i tagli orizzontali che hanno prodotto lo sfacelo nelle imprese, nella scuola e nella categoria dei dipendenti pubblici (i fannulloni di Brunetta), con l’aumento esponenziale dei nuovi poveri.
Tremonti non ha toccato minimamente i redditi più alti come quelli dei manager i quali percepiscono stipendi 400/ 500 volte superiori rispetto a quello di un dipendente pubblico. E’ VERGOGNOSO !
Quali sono i nostri obiettivi?
Primo fra tutti è una politica etica del lavoro che dia dignità all’uomo, questo è  un diritto sancito dalla costituzione che a proposito di  lavoro dignitoso all’art. 32 sancisce che esso è un “diritto dell’individuo e della collettività” e ancora nel successivo art.40 recita:  “ l’iniziativa economica privata è libera, non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

Un lavoro che consenta agli uomini e alle donne di mantenere i propri figli, che dia ai giovani fiducia nel futuro.
 Basta con i contratti a termine ! Basta con la precarietà che di fatto non dura 1 o 2 anni, ma che si prolunga per anni e anni fino a che la persona arriva quasi all’età del pensionamento!
I diritti dei lavoratori vanno rispettati, essi sono il risultato di lotte di intere generazioni, non è l’Italia che deve adeguarsi alla Cina o alla Serbia, ma è proprio il contrario. La legge 81/08 (ex 626) sulla Sicurezza e Salute delle Lavoratrici e dei Lavoratori, non è un lusso che non ci possiamo permettere come ha detto Tremonti, ma solo rispetto per la persona umana.
Poi c’è la politica energetica e dell’ambiente. In questo campo è il disastro più assoluto. Un governo che vuole ritornare al nucleare e che non sa neppure dove mettere i rifiuti prodotti in passato, a cui dovrebbero aggiungersi quelli futuri.
Certo è che in Basilicata non metteranno neppure un grammo in più  rispetto a quelli che già dobbiamo sorbirci e che ci stiamo sorbendo da anni  a Policoro.
Poi c’è la politica culturale per la quale la Scuola  è stata vessata da questo governo, e che deve ritrovare la centralità che le spetta per l’importanza che riveste nella formazione delle nuove generazioni. Una Scuola non fondata sul concetto di competizione sfrenata in cui si valorizza solo l’eccellenza ( come da tempo ci viene propinato) , ma in cui ogni ragazzo sia protagonista della sua crescita e che venga apprezzato per quello che sa fare e che sa mettere a disposizione degli altri. Siamo tutti indispensabili in una società solidale: l’anziano, il vecchio con i suoi problemi di salute, i portatori di handicap, ognuno riveste la sua importanza ed ha diritto alle attenzioni di tutti, a maggior ragione se si tratta di persone in difficoltà.
Poi c’è la politica a favore dei giovani.
  Dobbiamo ridare fiducia nel futuro ai nostri giovani. Siamo tutti responsabili della situazione in cui versa oggi l’Italia e certo non ne sono orgogliosa se a causa nostra, della nostra generazione, con le nostre scelte sbagliate e poco lungimiranti, consegniamo ai nostri figli una nazione in ginocchio, devastata dalla crisi economica, da cui non si vedono spiragli di ripresa.
Sono loro che mi preoccupano maggiormente e a cui voglio dare tutto il mio sostegno in qualunque modo possibile.
Orbene, è tenendo conto di questi obiettivi che voglio collaborare al consolidamento e al potenziamento di questo partito.
I nostri militanti, i nostri iscritti, sono una risorsa preziosa, perché è con loro e con tutte le persone di buona volontà anche non iscritte, anche solo simpatizzanti, che voglio interloquire, per far venire fuori idee e consolidare i valori che ci uniscono.
Mi aspetto da tutti voi, che sperate come me in un futuro migliore, un sostegno a questo compito che mi è stato affidato. Io da sola non posso nulla, ma tanti di voi insieme a me, lavorando, sperando, lottando per il bene comune, sono  convinta, potranno fare tanto.
E’ una sfida che raccolgo con entusiasmo, convinta che, se riusciremo nel nostro piccolo a cambiare qualcosa, allora avremo la speranza che si possano attuare anche i grandi cambiamenti.
 Lo dobbiamo a chi ci ha preceduto, lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo ai nostri giovani che, nonostante tutto, hanno ancora fiducia in noi.  

mercoledì 13 ottobre 2010

Documento che affronta il tema della collocazione internazionale della organizzazione approvato nell'ultima direzione nazionale


Siamo giovani e democratici. E non vogliamo accontentarci del mondo che abbiamo ereditato dai nostri padri ma abbiamo scelto la strada della politica per cambiarlo. Vogliamo lottare contro la fame e la povertà, per il rispetto sempre e dovunque dei diritti umani, per la pace e la soluzione di ogni conflitto etnico-religioso, per la sicurezza globale contro il terrorismo e per un nuovo sistema di sviluppo realmente sostenibile che ci permetta di contrastare i cambiamenti climatici in atto che rischiano di mettere al repentaglio il futuro di tutti. Qualcosa si sta muovendo nel mondo,  pensiamo ai piccoli ma importanti passi avanti fatti con la conferenza sul cambiamento climatico di Copenhagen e al recente intervento di Sarkozy all'Onu per una tassa sulle transazioni finanziarie a livello globale, per non rendere vano uno sforzo in questo senso in ambito europeo.

In questo contesto di movimento e trasformazione la nostra generazione, in Italia e nel mondo, non può stare a guardare, ha bisogno di strumenti nuovi per agire facendo pressione sui governi nazionali e sulle organizzazioni internazionali, per sensibilizzare le opinioni pubbliche. Il segretario nazionale del Partito Democratico Pierluigi Bersani in tutte le più recenti occasioni di dibattito pubblico, compreso il suo intervento conclusivo alla Festa Nazionale di Torino, ha ribadito con forza la necessità di una azione politica, per esempio nel contrasto alla crisi economica, capace di andare oltre i confini nazionali; per fare tutto ciò l'Europa diviene un attore fondamentale, come sottolineato dal documento approvato all'ultima Assemblea Nazionale del Partito.

Una grande Europa federalista, come immaginata da De Gasperi e Spinelli. Un’Europa dei cittadini e non delle nazioni, il luogo fisico e ideale dove declinare le nostre esistenze. Un Europa capace di sconfiggere le paure dei nostri giorni che sembrano inesorabilmente allontanarci gli uni dagli altri proprio nel momento in cui dovremmo essere più uniti. In Europa vogliamo essere al fianco di tutte quelle forze che si battono per rilanciare il processo di integrazione europea costruendo percorsi e identità basate sui nostri comuni obiettivi e non solo sulle nostre diverse storie.

Oggi una casa accogliente per tutti i democratici e dei riformisti in Europa non esiste. Dobbiamo costruirla. Il Partito Socialista Europeo è inadeguato diviso fra chi come noi sostiene l'Europa federale e forze politiche arretrate di sovranisti nazionalisti, fra statalisti e centrosinistra moderno, capace di rispondere alle necessità dell'economica con un mercato governato e regolato, contro gli eccessi del liberismo; al contempo nel Partito Liberale, i liberaldemocratici sono isolati e prevaricati da una destra come quella dei Die Liberalen tedeschi o da alcuni partiti dell'Est Europeo che arrivano a proporre e implementare la flat tax contro ogni progressività fiscale, e nel Partito Popolare divenuto integralmente la casa del centrodestra.

Molto prima di essere partito democratico in Italia siamo stati democratici in Europa nelle nostre rispettive case, nel PSE e nel PDE, nel gruppo socialista e nel gruppo democratico e liberale. Ora dobbiamo costruire una nuova casa, esportando la nostra unità senza importare le divisioni ideologiche e burocratiche che spesso regolano i partiti europei. Per farlo il PD ha costruito il gruppo parlamentare dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici e ha concluso un accordo di partnership con il PSE dopo la Festa Nazionale di Torino e la Festa dell'Europa di Genova, durante le quali il Partito Democratico si è confrontato anche con esponenti di altre famiglie politiche e di partiti "non allineati", fra gli altri John Podesta, capo di gabinetto del Presidente Clinton, Guy Verhofstadt, presidente del gruppo liberale al Parlamento Europeo e Valter Pomar, Vicepresidente del Partito dei Lavoratori di Lula;

La scelta del PD è dunque quella di un rapporto privilegiato con la famiglia socialdemocratica e laburista senza rinunciare a valorizzare la propria differenza, per costruire un ponte con quelle formazioni liberaldemocratiche, cristianodemocratiche e ambientaliste che ritengono come noi superate le vecchie "scatole" e che vogliono lavorare per un nuovo campo democratico in Europa e nel mondo. Il pluralismo del Partito Democratico diventa una ricchezza e anche una ispirazione per tante realtà di centrosinistra in crisi soprattutto nel Vecchio Continente nel momento in cui decide di non isolarsi ma di dare la spinta nella giusta direzione alla famiglia politica socialdemocratica dove stanno i principali partiti del centrosinistra europeo.

Guardiamo con attenzione anche a quanto sta avvenendo a livello giovanile dove le famiglie tradizionali dei progressisti stanno attraversando profondi cambiamenti. Come nell’Ecosy dove i giovani laburisti inglesi, i giovani socialisti spagnoli collaborano al fianco dei i giovani democratici serbi, ma anche i giovani progressisti bielorussi, ancora sotto la dittatura di Lukashenko e alla IUSY,  la rete internazionale che raccoglie più di 150 organizzazioni giovanili politiche di centrosinistra, progressiste, socialiste e democratiche, dai giovani del l'African National Congress di Nelson Mandela e gli studenti Birmani in lotta per Aung San Suu Kyi.

I Giovani Democratici possono svolgere un ruolo decisivo nella definizione di una cultura politica democratica  in quanto liberi dalle vecchie appartenenze. Non possiamo restare soli, dobbiamo trovare amici e compagni con i quali condividere questa avventura. Per noi la collocazione internazionale non è un fine ma un mezzo e per questo riteniamo fondamentale definire una nostra linea strategica che ci consenta di essere protagonisti a livello europeo ed internazionale, per unire a noi quelle forze, in primis i Giovani Democratici Americani, ma anche i giovani del Partito del Congresso Indiano e quelli del Partito dei Lavoratori del Brasile, che non vogliono e non possono più vivere la loro politica di Paesi-continente in maniera isolata e con i quali i Giovani Democratici dovranno strutturare nei prossimi anni rapporti di partnership privilegiata per impegnarsi in campagne comuni nell’ambito di una grande alleanza sovranazionale dei democratici in grado di incidere compiutamente nei processi globali.

Per questo oggi incarichiamo l’Esecutivo Nazionale di nominare una commissione interna che affiancata da un gruppo di esperti sui temi europei e internazionali dell’organizzazione giovanile elabori una piattaforma politica programmatica che consenta finalmente di sciogliere il nodo della collocazione internazionale dei Giovani Democratici in maniera pienamente rispondente agli obiettivi ambiziosi contenuti in questo documento.