TUTELA DELLA SALUTE E DIRITTO AL LAVORO.
ILVA, UN ESEMPIO DA NON SEGUIRE
Nel drammatico scenario venutosi a creare con l’inchiesta della magistratura sull’Ilva di Taranto, si è manifestata la colpevole imprevidenza della classe dirigente Italiana di fronte a problemi che sono sul tavolo da anni. Ovvero la necessità da tutti avvertita di cambiare un modello produttivo vecchio e per molti versi sbagliato, e renderlo compatibile con la tutela dell’ambiente e di conseguenza con la salute delle persone.
Il modello di sviluppo non può più essere quello dei decenni scorsi, va quindi incentivato e promosso un coerente sviluppo della green economy. Bisogna affrontare la competizione globale e la crisi orientando la produzione e i prodotti sulla qualità ecologica, anche nei settori strategici e portanti dell’industria nazionale. Crediamo che su questa strada vada ricercato il nuovo lavoro e vada indirizzata e finanziata la ricerca scientifica, vadano promossi incentivi e il trasferimento di tecnologia alle imprese. Questa è la grande occasione, soprattutto per il mezzogiorno, per creare imprese ecologiche e competitive, lavoro stabile e adeguatamente retribuito. Gli assi portanti della “rivoluzione verde” per noi sono l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, lo sviluppo di ricerca e innovazione nel settore dello smaltimento dei rifiuti dove l’incenerimento non può essere la regola o l’unica soluzione, oltre alle bonifiche e la riconversione industriale, la difesa del suolo e dei beni culturali, la nuova agricoltura.
Non possiamo più accettare che lo sviluppo economico e industriale avvenga a discapito dell’ambiente e della salute delle persone. Noi crediamo in uno sviluppo sostenibile che si modelli sulle caratteristiche del territorio, che sia in grado di integrarne le peculiarità, incrementando e inserendo le risorse locali in un ciclo virtuoso che le valorizzi. La sostenibilità ambientale può diventare non solo un potente vettore del made in Italy, ma anche un brand, un biglietto da visita, il nuovo volto della nuova Italia.
E’ di vitale importanza per il futuro produttivo e sociale della nostra nazione uscire da un industrialismo di tipo novecentesco. Il mantenimento dell’ occupazione e degli impianti produttivi, va quindi unito ad una seria e stringente strategia per ridurre l’impatto sulla salute e sull’ambiente.
La soluzione non può essere la chiusura di un impianto, l’ilva, che è l’unico vero motore produttivo dell’intera provincia (ne rappresenta circa la metà del PIL). Ciò creerebbe una immane crisi sociale e lavorativa, e metterebbe seriamente a rischio l’intero settore dell’industria manifatturiera in Italia. Ma difendere il lavoro non significa difendere l’ideologia del profitto, soprattutto quando la si esercita contro gli interessi generali della popolazione.
Non mancano anche nella regione Basilicata situazioni di allarmante inquinamento industriale e non, che necessitano di immediati interventi di bonifica ed efficaci processi di deindustrializzazione, al fine di programmare nuovi investimenti produttivi con elevati standard di efficienza e sostenibilità ambientale, nonché sistemi di monitoraggio e controllo della qualità ecologica degli impianti stessi. Infatti una delle necessità più avvertite dalla popolazione è un sistema trasparente di controllo dello stato di salute dei territori e della salubrità dell’ambiente. Come nella vicenda Ilva, troppo spesso la politica si è resa protagonista di una gestione discutibile delle problematiche legate alla difesa dell’ambiente, e spesso le istituzioni sono state colpevolmente assenti. Per questo chiediamo una riforma degli enti preposti al controllo e alla difesa dell’integrità ambientale, perché finalmente ci sia nella nostra regione una voce chiara, puntuale, e soprattutto indipendente dalla politica cui poter fare affidamento su questioni che hanno a che fare con la vita stessa delle persone.
Documento di Mariano Mele, membro della segreteria della provincia di Matera, e condiviso dall'intera organizzazione dei Giovani Democratici di Basilicata in occasione di Eurogeneration.