In occasione della giornata di mobilitazione studentesca del 17 novembre torniamo a ribadire le ragioni del nostro dissenso alle politiche del Ministro Gelmini in materia di istruzione.
Non abbiamo metafore da usare né orpelli per manifestare il nostro sdegno rispetto a questa colossale campagna di distruzione della scuola pubblica inscenata dal Governo nazionale.
Conosciamo il valore simbolico ed il riferimento storico di questa giornata internazionale per il diritto allo studio; ma conosciamo, altresì, i tanti significati che si addensano in un Paese sempre più precario sotto il profilo degli investimenti, dei tagli lineari, della scarsissima attenzione alle infrastrutture ed alla vecchiaia dei nostri istituti; osserviamo con preoccupazione il razzismo geografico della Lega che distingue tra scuole e territori di serie A e di serie B. E quindi conosciamo i numeri, l’amministrazione comunale di Adro, il disinvestimento sulla ricerca, la gestione pedestre della questione dei precari; conosciamo gli spot, il grembiule, il maestro prevalente.
Sappiamo che molti manifestanti avranno la propria bandiera oppure ne saranno completamente sprovvisti. Sappiamo che molte saranno le voci e molte le interpretazioni che di questa giornata si faranno. Non vogliamo aggiungerne altre. Ma agire in nome della qualità dell’istruzione e del diritto allo studio ed al futuro di generazioni di italiani e di lucani.
In queste settimane siamo stati in campo a fianco dei precari e delle famiglie, caratterizzando la nostra azione con forum tematici ed iniziative.
Domani saremo in piazza, a Potenza, insieme agli studenti, con le idee di chi crede che dall’istruzione e dallo studio passi il futuro di un popolo ed il progresso dell’umanità. Il Ministro Gelmini ha fatto da spalla ad un primo attore protagonista quale Tremonti. La riforma annunciata (ma non di riforma trattasi) dalla Gelmini ha mascherato una incomprensibile serie di tagli. Si è partiti da un’impostazione di pura ragioneria con l’unico scopo di impoverire la scuola pubblica, come preannunciato dallo sbilenco impianto dei tagli lineari uniti al dimensionamento scolastico.
Non c’è fiducia nel futuro della scuola pubblica italiana. Solo pregiudizi e propaganda: nei confronti di insegnanti e studenti. Con il risultato di un avvio d’anno scolastico caratterizzato da disagi nei trasporti e per migliaia di famiglie. Si è vista la volontà pedissequa di chiudere i rubinetti alla ricerca salvo poi un clamoroso passo indietro in Finanziaria per evitare la catastrofe definitiva del sistema universitario.
Dal modello di apprendimento al tema dell’autonomia ci sarebbe molto da dire. Tanti sono i punti di eccellenza, specie nella scuola primaria.
Noi continuiamo a ritenere che si debba ripartire da alcune questioni essenziali: dal superamento dell’attuale sistema di apprendimento all’allargamento dei sistemi di responsabilità alle famiglie, agli attori sociali. Da una migliore comprensione dei diversi risultati delle scuole e dei territori. Da un appropriato riparto delle competenze tra centro e periferie, tra Stato e Regioni.
Continuiamo a ritenere che si stia consumando un sopruso ai danni della scuola italiana e che il Governo continui ad inseguire un disegno di progressivo smantellamento della stessa a tutto vantaggio di un non chiaro primato delle private, così come lascia intendere la logica dei buoni scuola sperimentati in Lombardia.
La scuola non è un prodotto da banco del supermercato. Non è un servizio pubblico bensì la più importante istituzione civile della nostra storia repubblicana. Essa è il racconto, la traccia su cui costruire il modello della convivenza futura.
Per tutte queste ragioni manifesteremo le nostre speranze, veicoleremo le nostre proposte e lavoreremo in tutti i luoghi per un ritorno all’opposizione dell’attuale compagine governativa.
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