giovedì 26 giugno 2008

Vai Obama...vai!!

Barack Obama ha costruito un vantaggio di 12 punti su John McCain. Lo rivela un sondaggio realizzato nel week-end dal 'Los Angeles Times', secondo cui nel testa-a-testa il senatore afro-americano gode del 49 per cento di suffragio contro il 37 per cento del senatore repubblicano. Non solo: in un ballottaggio a 4 con i 2 candidato minori -il 'verde' Ralph Nader e l'ex deputato repubblicano Bob Barr, che ha conquistato la nomination del partito libertario- il suo vantaggio sarebbe ancora maggiore: 48 per cento a 33. E' il secondo sondaggio nel giro di pochi giorni che dà al senatore dell'Illinois un vantaggio a due cifre, dopo quello di Newsweek, venerdì scorso, che assegnava a Obama il 51 per cento contro il 36 per cento di McCain. La scorsa settimana il vantaggio di Obama si fermava a 4-5 punti di vantaggio, ma ora i democratici sembrano beneficiare della ricomposizione nel partito dopo il ritiro di Hillary Clinton. La stragrande maggioranza dei suppporter dell'ex 'first lady' sembrano aver trasferito il loro appoggio su Obama. Il sondaggio di LATimes suggerisce che McCain è considerato più credibile nella lotta al terrorismo ma Obama si afferma sul tema che sembra la preoccupazione maggiore per gli elettori, l'economia. Non solo: chi dice di votare McCain, lo fa senza troppo entusiasmo, come se non riuscisse a catturare la base conservatrice del partito repubblicano.Ma il vantaggio di Obama non significa che la vittoria per lui è a portata di mano, anzi. La storia dice che un vantaggio può poi convertirsi in una sconfitta. Nel 1988, ad esempio, dopo otto anni di amministrazione repubblicana con Ronald Reagan, gli analisti ritenevano imminente un fisiologico cambio di indirizzo da parte dell'elettorato. Al punto che il candidato "liberal", Michael Dukakis, che aveva ottenuto la nomination addirittura più tardi di Obama (il 7 giugno), all'inizio della campagna elettorale venne dato in vantaggio di ben 17 punti sull'avversario repubblicano, l'allora vice presidente e futuro presidente George H. Bush.

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