mercoledì 13 ottobre 2010

Documento che affronta il tema della collocazione internazionale della organizzazione approvato nell'ultima direzione nazionale


Siamo giovani e democratici. E non vogliamo accontentarci del mondo che abbiamo ereditato dai nostri padri ma abbiamo scelto la strada della politica per cambiarlo. Vogliamo lottare contro la fame e la povertà, per il rispetto sempre e dovunque dei diritti umani, per la pace e la soluzione di ogni conflitto etnico-religioso, per la sicurezza globale contro il terrorismo e per un nuovo sistema di sviluppo realmente sostenibile che ci permetta di contrastare i cambiamenti climatici in atto che rischiano di mettere al repentaglio il futuro di tutti. Qualcosa si sta muovendo nel mondo,  pensiamo ai piccoli ma importanti passi avanti fatti con la conferenza sul cambiamento climatico di Copenhagen e al recente intervento di Sarkozy all'Onu per una tassa sulle transazioni finanziarie a livello globale, per non rendere vano uno sforzo in questo senso in ambito europeo.

In questo contesto di movimento e trasformazione la nostra generazione, in Italia e nel mondo, non può stare a guardare, ha bisogno di strumenti nuovi per agire facendo pressione sui governi nazionali e sulle organizzazioni internazionali, per sensibilizzare le opinioni pubbliche. Il segretario nazionale del Partito Democratico Pierluigi Bersani in tutte le più recenti occasioni di dibattito pubblico, compreso il suo intervento conclusivo alla Festa Nazionale di Torino, ha ribadito con forza la necessità di una azione politica, per esempio nel contrasto alla crisi economica, capace di andare oltre i confini nazionali; per fare tutto ciò l'Europa diviene un attore fondamentale, come sottolineato dal documento approvato all'ultima Assemblea Nazionale del Partito.

Una grande Europa federalista, come immaginata da De Gasperi e Spinelli. Un’Europa dei cittadini e non delle nazioni, il luogo fisico e ideale dove declinare le nostre esistenze. Un Europa capace di sconfiggere le paure dei nostri giorni che sembrano inesorabilmente allontanarci gli uni dagli altri proprio nel momento in cui dovremmo essere più uniti. In Europa vogliamo essere al fianco di tutte quelle forze che si battono per rilanciare il processo di integrazione europea costruendo percorsi e identità basate sui nostri comuni obiettivi e non solo sulle nostre diverse storie.

Oggi una casa accogliente per tutti i democratici e dei riformisti in Europa non esiste. Dobbiamo costruirla. Il Partito Socialista Europeo è inadeguato diviso fra chi come noi sostiene l'Europa federale e forze politiche arretrate di sovranisti nazionalisti, fra statalisti e centrosinistra moderno, capace di rispondere alle necessità dell'economica con un mercato governato e regolato, contro gli eccessi del liberismo; al contempo nel Partito Liberale, i liberaldemocratici sono isolati e prevaricati da una destra come quella dei Die Liberalen tedeschi o da alcuni partiti dell'Est Europeo che arrivano a proporre e implementare la flat tax contro ogni progressività fiscale, e nel Partito Popolare divenuto integralmente la casa del centrodestra.

Molto prima di essere partito democratico in Italia siamo stati democratici in Europa nelle nostre rispettive case, nel PSE e nel PDE, nel gruppo socialista e nel gruppo democratico e liberale. Ora dobbiamo costruire una nuova casa, esportando la nostra unità senza importare le divisioni ideologiche e burocratiche che spesso regolano i partiti europei. Per farlo il PD ha costruito il gruppo parlamentare dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici e ha concluso un accordo di partnership con il PSE dopo la Festa Nazionale di Torino e la Festa dell'Europa di Genova, durante le quali il Partito Democratico si è confrontato anche con esponenti di altre famiglie politiche e di partiti "non allineati", fra gli altri John Podesta, capo di gabinetto del Presidente Clinton, Guy Verhofstadt, presidente del gruppo liberale al Parlamento Europeo e Valter Pomar, Vicepresidente del Partito dei Lavoratori di Lula;

La scelta del PD è dunque quella di un rapporto privilegiato con la famiglia socialdemocratica e laburista senza rinunciare a valorizzare la propria differenza, per costruire un ponte con quelle formazioni liberaldemocratiche, cristianodemocratiche e ambientaliste che ritengono come noi superate le vecchie "scatole" e che vogliono lavorare per un nuovo campo democratico in Europa e nel mondo. Il pluralismo del Partito Democratico diventa una ricchezza e anche una ispirazione per tante realtà di centrosinistra in crisi soprattutto nel Vecchio Continente nel momento in cui decide di non isolarsi ma di dare la spinta nella giusta direzione alla famiglia politica socialdemocratica dove stanno i principali partiti del centrosinistra europeo.

Guardiamo con attenzione anche a quanto sta avvenendo a livello giovanile dove le famiglie tradizionali dei progressisti stanno attraversando profondi cambiamenti. Come nell’Ecosy dove i giovani laburisti inglesi, i giovani socialisti spagnoli collaborano al fianco dei i giovani democratici serbi, ma anche i giovani progressisti bielorussi, ancora sotto la dittatura di Lukashenko e alla IUSY,  la rete internazionale che raccoglie più di 150 organizzazioni giovanili politiche di centrosinistra, progressiste, socialiste e democratiche, dai giovani del l'African National Congress di Nelson Mandela e gli studenti Birmani in lotta per Aung San Suu Kyi.

I Giovani Democratici possono svolgere un ruolo decisivo nella definizione di una cultura politica democratica  in quanto liberi dalle vecchie appartenenze. Non possiamo restare soli, dobbiamo trovare amici e compagni con i quali condividere questa avventura. Per noi la collocazione internazionale non è un fine ma un mezzo e per questo riteniamo fondamentale definire una nostra linea strategica che ci consenta di essere protagonisti a livello europeo ed internazionale, per unire a noi quelle forze, in primis i Giovani Democratici Americani, ma anche i giovani del Partito del Congresso Indiano e quelli del Partito dei Lavoratori del Brasile, che non vogliono e non possono più vivere la loro politica di Paesi-continente in maniera isolata e con i quali i Giovani Democratici dovranno strutturare nei prossimi anni rapporti di partnership privilegiata per impegnarsi in campagne comuni nell’ambito di una grande alleanza sovranazionale dei democratici in grado di incidere compiutamente nei processi globali.

Per questo oggi incarichiamo l’Esecutivo Nazionale di nominare una commissione interna che affiancata da un gruppo di esperti sui temi europei e internazionali dell’organizzazione giovanile elabori una piattaforma politica programmatica che consenta finalmente di sciogliere il nodo della collocazione internazionale dei Giovani Democratici in maniera pienamente rispondente agli obiettivi ambiziosi contenuti in questo documento.

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